A
poco più di dieci anni dalla scelta delle Cinquanta poesie di
Mandel'stam uscita in questa stessa collana (1998), Remo Faccani
propone ora un’edizione aggiornata di quel libro, accresciuta
di trenta testi, che si giova anche del lavoro filologico condotto
nel frattempo dai migliori studiosi russi. Ne risulta un’immagine
più completa dell’autore, che tiene maggiormente conto
delle poesie degli anni Trenta, quando Mandel’stam visse
un’ultima stagione di grande ispirazione ed energia creativa, a
dispetto della crescente ostilità del potere politico e della
cultura ufficiale sovietica. Le traduzioni di Faccani si
caratterizzano per l’impegno di restituire il più
possibile integralmente le stratificazioni di senso tipiche di
Mandel’stam: e dunque grande attenzione viene data alla
trasposizione metrica in versi derivati dalla tradizione italiana e
al tessuto sonoro dei testi, ma il largo ricorso a rime e assonanze
non va a scapito di una resa semantica molto vicina all’originale.
Operazione difficile ma assolutamente necessaria, perché il
personale rapporto di Mandel’stam con il vuoto e con la morte
passava anche, o soprattutto, attraverso la più precisa
architettura del verso, unica speranza di dare una forma definita e
resistente all’effimero respiro della vita.
Osip
Mandel’stam (1891-1938) secondo molti il più grande
poeta russo del Novecento. Fra il 1913 e il 1928 pubblicò sei
libri di poesia. Inviso al regime sovietico dal 1934, subì il
confino, il carcere e la deportazione. Morì vicino a
Vladivostok prima di raggiungere un campo di lavoro della Kolymà
dove era stato destinato. |